martedì 8 novembre 2022

Discografia Vastese n.252 - Santo Niente

Santo Niente – Mare Tranquillitatis, CD, 2013, Twelve Records
Produzione Artistica: Umberto Palazzo
Produzione esecutiva: Francesco Di Florio per Twelve Records

Dopo la pubblicazione de “Il fiore dell’Agave” del 2005, sembrava che il progetto Santo Niente fosse definitivamente chiuso. A sei anni di distanza, quasi a sorpresa, arriva il nuovo album dal titolo “Mare Tranquillitatis”.
Bisogna subito dire che questi sei anni non sono stati anni di inattività per Umberto Palazzo, leader della formazione: in questo periodo ci sono stati “Tuco” di El Santo Nada e “Canzoni della notte e della controra”, che rappresenta l’esordio da solista di Umberto Palazzo.
I tre lavori sono diversissimi, ma intimamente connessi, nel senso che gli elementi da sempre presenti insieme nel Santo Niente ora sono divisi su tre progetti distinti e coerenti.
In “Mare Tranquillitatis” a livello testuale prevale l’elemento narrativo e musicalmente quello sperimentale, mentre è del tutto assente la canzone in senso classico. La band ha dismesso il garage/hard rock “intelligente” e le derive cantautorali dei lavori precedenti e ha dato vita a un coerente progetto di moderno art-rock.
L’album è composto da soli sei brani ipnotici e iterativi, influenzati dal rock tedesco degli anni settanta. I primi due brani dell’album, sono i più vicini alla tradizione del Santo Niente e quindi i più chitarristici. “Cristo nel cemento” è un brano lento e tragico, quasi un blues, ispirato al primo doloroso capitolo dell’omonimo romanzo di Pietro Di Donato, figlio di un muratore abruzzese emigrato in America.
“Le ragazze italiane” è il singolo, un rock’n’roll alla Stooges dai suoni stravolti. Il bersaglio dell’ironia sono i bigotti e i repressi.
Con “Un certo tipo di problema” il ritmo si fa meccanico e l’elettronica si fonde con l’elemento organico. Basso e batteria prendono il sopravvento. Una storia notturna e minacciosa di cocaina e malavita.
“Maria Callas”, è giusto che si sappia, non è la cantante, ma un anziano travestito che si fa chiamare così. Il momento più romantico e cinematografico del disco.
“Primo sangue” con i suoi undici minuti è il perno dell’album. Il riff della chitarra acustica si snoda su un beat elettronico quasi house fino a un climax tribale e psichedelico. Scene di vita di adolescenti selvaggi.
“Sabato Simon Rodia” è ancora un emigrante in America, l’eccentrico e disadattato creatore delle Watts Towers di Los Angeles, la figura che sta affianco a Dylan sulla copertina di “Sergent Pepper’s” dei Beatles. Atonale e rumorista è il pezzo più estremo dell’album.

Formazione:
Umberto Palazzo, voce, chitarre, bouzouki, baglamà, synth, sampler, kaossilator, flauto, percussioni, oggetti modificati
Tonino Bosco, basso, piano, sampler
Federico Sergente, batteria
Lorenzo Conti, chitarre 

 


 




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